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LIBRO QUARTO | 131 |
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Qualunque iddea nel cielo è più bella,
Nel cospetto di lei parrebbe oscura;
Ella è più chiara che alcuna stella,
Nè dicesi che mai bella figura
Fosse veduta tanto com’è quella:
Ver è che per la sua disavventura
L’altr’ieri morì Acate, a cui sposa
Esser doveva quella fresca rosa.
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Ed altre cose molte più gli disse,
Le qua’ mison Penteo in gran pensiero,
E ’l tramortito amor quasi rivisse,
E il disio più focoso e più fiero
Parve subitamente divenisse;
Nè ciò gli parve a sostener leggiero:
E ’n sè conobbe che in tal disiare
Non potrebbe or come già fe’ durare.
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E’ si sentiva sì venuto meno,
Che appena si poteva sostenere;
Onde se quelle pene che ’l cocieno
Non mitigasse d’Emilia il vedere,
Assai in breve lui ucciderieno:
Perchè diliberò pur di volere
In ogni modo ritornare a Atene,
Ad alleggiare o a finir sue pene.