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LIBRO TERZO | 115 |
74
Da Peritoo partito, se ne gío
Dove era Palemone imprigionato,
E sì gli disse: caro amico mio,
Da le conviene ch’io prenda commiato,
E ch’io mi parta, contra ’l mio disio,
Siccome fuor bandito e discacciato:
E non ci credo ritornar giammai;
Ond’io morrommi in dolorosi guai.
75
Io me ne vo, o caro compagnone,
Con redine a fortuna abbandonate:
E vorria innanzi certo esta prigione,
Che isbandito usar mia libertate.
Almen vedrei alla nuova stagione
Colei che ha il mio core in potestate:
Chè mai, partito, vederla non spero:
Sicchè morrò di doglia; e questo è vero.
76
Io lascio l’alma qui innamorata,
E fuor di me vagabondo piangendo
Men vo, nè so là dove l’adirata
Fortuna mi porrà così languendo:
Perch’io ti prego, se alcuna fiata
Vedi colei per cui io ardo e incendo,
Che tu le raccomandi pianamente
Quel che morendo va per lei dolente.