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LIBRO TERZO | 109 |
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Poi se n’andò davanti al gran Teseo,
Ginocchion disse: nobile signore,
Se per me cosa incontro a te si feo
Giammai, perdona a me per lo tuo onore,
Ch’altro per me nel ver non si poteo:
Il danno che m’hai fatto e ’l disonore
Io te ’l perdono, e ti ringrazio assai
Di questa grazia ch’aval fatta m’hai.
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Ed in che parte me ne debba gire
Son tutto tuo, quanto ti fia in piacere:
Non men che vita avrò caro il morire
Per te, purchè ci sia il tuo volere:
A così grande e fervente disire
Mi pinge Amor che m’ha nel suo potere:
Ed a te ed a’ tuoi sì obbligato,
Ch’io sarò sempre tuo in ogni lato.
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Teseo cotal parlar non intendea
Donde venisse, ma semplicemente
Di puro cor le parole prendea;
E però fe’ venir subitamente
Nobili doni, e disse, gli piacea
Che, oltre a quel ch’era a lor convenente,
E’ prendesse que’ doni e gli portasse,
E del patto e di que’ si ricordasse.