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LIBRO TERZO 109


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Poi se n’andò davanti al gran Teseo,
     Ginocchion disse: nobile signore,
     Se per me cosa incontro a te si feo
     Giammai, perdona a me per lo tuo onore,
     Ch’altro per me nel ver non si poteo:
     Il danno che m’hai fatto e ’l disonore
     Io te ’l perdono, e ti ringrazio assai
     Di questa grazia ch’aval fatta m’hai.

57


Ed in che parte me ne debba gire
     Son tutto tuo, quanto ti fia in piacere:
     Non men che vita avrò caro il morire
     Per te, purchè ci sia il tuo volere:
     A così grande e fervente disire
     Mi pinge Amor che m’ha nel suo potere:
     Ed a te ed a’ tuoi sì obbligato,
     Ch’io sarò sempre tuo in ogni lato.

58


Teseo cotal parlar non intendea
     Donde venisse, ma semplicemente
     Di puro cor le parole prendea;
     E però fe’ venir subitamente
     Nobili doni, e disse, gli piacea
     Che, oltre a quel ch’era a lor convenente,
     E’ prendesse que’ doni e gli portasse,
     E del patto e di que’ si ricordasse.