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88 | LA TESEIDE |
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Lì si fe’ dare l’armi che a Creonte
Avie nel campo teban dispogliate,
Ed a Marte l’offerse, e dalla fronte
Con man le frondi di Penea levate
Diè similmente, e con parole pronte,
Delle vittorie da lui acquistate
Grazie rendendo a Marte copïose,
Offerendogli vittime pietose.
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Quindi usci poi, e al mastro palagio
Tornò accompagnato dal suo padre:
E prendendosi festa, giuoco ed agio,
Alla reina le cose leggiadre
Narrava, che avie fatte, e ’l suo disagio:
Spesso assalito dalle luci ladre
Di quella donna, che ’l mirava fiso;
Perch’esser gli pareva in paradiso.
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Riposato più giorni in lieta vita
Il buon Teseo, si fe’ innanzi venire
Il teban Palemone e ’l bello Arcita,
E ciascun vide molto da gradire,
E nell’aspetto di sembianza ardita;
Perchè pensò di fargli ambo morire,
Dubbiando che se andare gli lasciasse,
Non forse ancora molto gli noiasse.