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LIBRO SECONDO | 85 |
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E’ non eran da sè guari lontani,
Armati ancora tutti, ed a giacere;
I qua’ come coloro, alle cui mani
Pervenner prima, udendo il lor dolere
Li vider, si pensar che de’ sovrani
Esser dovieno: e ciò fecer vedere
Le lucenti arme e ’l loro altiero aspetto,
Che Dio, nell’ira, lor facea dispetto.
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E’ s’appressaro ad essi umilemente,
Quasi già certi di lor condizione:
Nè disarmargli come l’altra gente
Nimica avien fatto, e che ’n prigione
Avevan messi; e poi benignamente
Recatilisi in braccio, con ragione
Gli ripigliaron del disperar loro,
E menargli a Teseo senza dimoro.
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I qua’ Teseo come gli ebbe veduti
D’alto affar gli stimò, lor dimandando,
Se del sangue di Cadmo e’ fosser suti:
E l’un di loro altiero al suo dimando
Rispose: in casa sua nati e cresciuti
Fummo, e de’ suoi nipoti siamo; e quando
Creon contro di te l’empie armi prese,
Fummo per lui co’ nostri a sue difese.