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SOPRA DANTE 91

cittadini la gente di Dionisio, e perciò esso temendo di non essere nella rocca assediato, se ne fuggì con ogni suo reale arnese in Italia: e siccome sbandito ricevuto da’ Locresi come compagno, siccome se giustamente in quella regnasse, occupò la rocca della città; e siccome in Siragusa era usato di fare, così quivi incominciò ad esercitare la crudeltà: e alla sua libidine faceva rapire le nobili donne de maggiori della città, e facevasi per forza menare le vergini avanti li giorno delle nozze, e quando quanto a lui piaceva tenute l’avea, le faceva rendere a’ parenti loro: oltre a ciò i più ricchi della città scacciava e rubava, o gli faceva uccidere; e facendo cose ancora assai più inique, poichè sei anni ebbe tenuta la signoria di Locri, non avendovi più che rubare, occultamente e per segreto trattato se ne tornò in Siragusa; dove essendo, più crudele che mai e peggio adoperando, fatta da tutti i cittadini congiurazione contro a lui, fu nella rocca della città assediato, dove costretto per patti fatti co’ Siracusani, lasciata la signoria, povero e misero n’andò in esilio a Corinto; e quivi per sicurtà della vita sua, datosi alle più infime e misere cose che potè, ne vilissimii luoghi e con vilissimi uomini dimorava male e vilmente vestito, e ultimamente si diede ad insegnare giucare alla palla i fanciulli; e in così fatta guisa vilmente adoperando e vivendo, pervenne al fine incognito della sua vita: per le quali malvagità e violenze, così nel sangue come nell’aver del prossimo, o del padre o del figliuolo che intender vogliamo, e perciocchè non come re ma come tiranni signoreggiarono, meritamente l’autore qui nel