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SOPRA DANTE | 81 |
miam fuie: e poichè egli gli ha discoverta la lor condizione, ed egli il prega gli dia alcuno pedoto al cammino, e che trapassi l’autore al valico del fossato, e dice:
Ma per quella virtù, per cui io muovo
Li passi miei per sì selvaggia strada,
cioè per la virtù di Dio, Danne un de’ tuoi, Centauri, a cui noi siamo a pruovo, cioè allato; acciocchè da alcuno altro non possiamo essere impediti, e
Che ne dimostri là dove si guada, (questo fiume)
E che porti costui in su la groppa,
acciocchè al passar non si cuoca,
Che non è spirto che per l’aer vada,
come fo io e gli altri.
Chiron si volse in su la destra poppa,
udito il prego di Virgilio
E disse a Nesso: torna, e sì gli guida,
E fa’ cansar, cioè cessare, s’altra schiera v’intoppa, cioè vi si scontra di Centauri. Noi ci movemmo, Qui comincia la quinta parte di questo canto, nella quale avendo Virgilio certificati i Centauri della lor qualità, dice l’autore come seguendo il Centauro, esso dimostrasse loro le pene de’ tiranni e de’ rubatori; e comincia,
Noi ci movemmo con la scorta fida,
cioè con Nesso,
Lungo la proda del bollor vermiglio,
cioè del sangue il quale in quella fossa bolliva,
Ove i bolliti faceano alte strida,
per lo dolore il qual sentivano. Io vidi, in quel san-
com. di dante T. III. | 6 |