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SOPRA DANTE 73

gliono, o da alcuna parola loro non grata commossi vengono all’uccisione, e così fanno violenza nelle cose e nelle persone del prossimo, segue adunque, Che sì ci sproni, e questo sproni, il quale è in numero singulare, si riferisce primieramente a quella prima parte della esclamazione, O cieca cupidigia, e poi si riferisce alla seconda parte, o ira folle, nella vita corta, cioè in questa vita mortale, la quale per rispetto della eternità, quantunque lunghissima fosse, non si potrebbe dire essere un batter di ciglia, E nell’eterna poi, cioè in quella nella quale così peccando, senza penterci, siamo in eterno supplicio dannati, sì mal c’immolle, cioè ci bagni, come appare nel tormento de’ miseri, i quali nel sangue bolliti sono: e vogliono alcuni in questo condolersi, l’autor mostrare d’essere stato di questa colpa peccatore; e però vedendo il giudicio di Dio, sentirne per paura compunzione e dolore. Ma poichè egli ha contro a’ due vizii, i quali son cagione della violenza, che nelle cose e nella persona del prossimo si commette, ed egli più appieno descrive la qualità del luogo, nella quale i miseri son puniti dicendo, Io vidi un’ampia fossa, cioè un fiume, in arco torta, Come quella, che tutto il piano, del settimo cerchio, abbraccia, col girar suo,

Secondo, ch’avea detto la mia scorta:

dove questo Virgilio dicesse, cioè che questo fiume o fossa abbracciasse tutto il piano, non ci è: vuolsi adunque intendere, lui averlo detto in alcun de’ ragionamenti di ciò da lui fatti, ma l’autore non l’ave-