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64 COMENTO DEL BOCCACCI

ed è talvolta il tremito di tanta potenza, che egli fa cadere gli edificii e le città, alle quali egli è vicino. Seguita poi l’autore a farne quel che intende, cioè chiara la qualità del luogo, e dice, Che da cima, cioè dalla sommità, del monte onde si mosse, quella ruina della qual parla,

Al piano, è sì la roccia discoscesa,

Ch’alcuna via darebbe, al venir giuso al piano, a chi su fosse, cioè sopra il monte, Cotal di quei burrato, Burrati spesse volte si chiaman fra noi questi trarupi de’ luoghi alpigini e salvatichi; e perciò dice che di quel burrato, cioè trarupo dove venuti erano, era la scesa, cotale qual del monte trarupato che dimostrato ha, E ’n su la punta, cioè in su la sommità, della rotta lacca, cioè ripa,

L’infamia di Creti era distesa,

cioè il Minotauro, la cui concezione fu sì fuori de’ termini naturali e abominevoli che all’isola di Creti, nella quale esso fu secondo le favole generato, ne seguì perpetua infamia, Che fu concetta, questa infamia di Creti, nella falsa vacca, cioè in una vacca di legno come appresso dimostrerò. È adunque da sapere, come di sopra nel quinto canto di questo libro, dove si tratta di Minos, è detto, che volendo Minos andare sopra gli Ateniesi a vendicare la morte d’Androgeo suo figliuolo, il quale essi e i Megaresi aveano per invidia ucciso, domandò a Giove suo padre, che gli piacesse mandargli alcuno animale, il quale, siccome degna vittima, a lui sacrificasse nella sua andata: al cui prego Giove gli mandò un toro bianchissimo e bello; il qual toro piacque tanto a