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SOPRA DANTE 51

inchinati e provocati, non polendo contenerci, pecchiamo e offendiamo Iddio, malizia, questa è l’altra disposizione la quale il ciel non vuole, e questa non procede da operazion naturale, ma da iniquità d’animo, ed è dirittamente contro alle virtù, secondochè Aristotile mostra nel sesto dell’etica: ma in questa opera intende l’autore questa malizia esser gravissimo vizio e opposto alla bontà divina, come appresso apparirà, e la matta Bestialitade? e questa è la terza disposizione che ’l ciel non vuole: questo adiettivo, matta, pose qui l’autore più in servigio della rima, che per bisogno che n’avesse la bestialità, perciocchè bestialità e mattezza si posson dire essere una medesima cosa: è adunque questa bestialità similmente vizio dell’anima opposto, secondochè piace ad Aristotile nel settimo dell’etica, alla divina sapienza, il quale, secondochè l’autor mostra di tenere, non ha tanto di gravezza quanto la malizia, siccome nelle cose seguenti apparirà: e come incontinenza Men Dio offende, che non fanno le due predette, e più biasimo accatta? negli uomini, i quali il più giudicano delle cose esteriori e apparenti, perciocchè le intrinseche e nascose sono loro occulte, e per questo non le posson così biasimare e dannare: e i peccati i quali noi commettiamo per incontinenza, son quasi tutti negli occhi degli uomini, dove gli altri due il più stanno serrati nelle menti di coloro che li commettono, quantunque poi pure appaiono; e sono oltre a ciò più rade volte commessi, che quegli degli appetiti carnali, i quali continuamente ne infestano.