Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/54

46 COMENTO DEL BOCCACCI

tanto questo lor miserabile esercizio divulgato, e massimamente appo noi, che come l’uom dice d’alcuno, egli è Caorsino, così s’intende che egli sia usuraio. Seguita poi,

E chi spregiando Iddio, col cuor favella,

perciocchè in questo fa violenza alla divinità, che In altro non può; perciocchè andar non si può in cielo a far violenza a Dio nella persona, fassi adunque qui in quel che si può, bestemmiandolo, dispettandolo, avvilendolo e negandolo, come dì sopra è detto. La frode, ond’ogni coscienza. Poichè Virgilio ha pienamente mostrato all’autore i gironi del primo cerchio, e ancora quegli che in essi son tormentati, che sono la prima spezie d’uomini, che a fine di fare ingiuria usano violenza, ed esso diviene a dimostrare la seconda spezie, la quale esso chiama i fraudolenti, che non con violenza manifesta, come i sopraddetti, ma con fraude e occultamente s’ingegnano di fare altrui ingiuria dice adunque, La frode che cosa sia fraude si mostrerà appresso nel principio del diciassettesimo canto, onde, dalla quale, ogni coscienza è morsa, cioè offesa, Può l’uomo usare, intende qui l’autore di dimostrare, essere due spezie principali di fraude, delle quali dice, l’una essere quella fraude la quale si commette contro a coloro i quali non si fidano di colui che poi con fraude l’inganna; e l’altra essere quella che si commette contra coloro, i quali si fidano di colui che poi fraudolentemente gl’inganna, e perciò vuole queste due spezie di fraudolenti ne’ due seguenti cerchi, i quali sono i due ultimi dell’inferno e vuole nel superiore, il quale è