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SOPRA DANTE 41

sieno le tre persone, alle quali i violenti o fanno o si sforzan di fare ingiuria, dicendo, A Dio, il quale noi dobbiamo amare e onorare sopra ogni altra cosa, e lui solo adorare, e questi è l’una persona, a sè, medesimo, cui noi dobbiamo, appresso a Dio, amare più che alcuna altra cosa, e questo è la seconda persona, al prossimo, il quale noi dobbiamo amare come noi medesimi. È vero che in questo prossimo ha differenza da un prossimo ad un altro, perciocchè a tutti gli uomini, di che che setta, di che che nazion si siano, secondo la legge naturale siam prossimi, perciocchè tutti da un principio, cioè da’ primi parenti proceduti siamo, e però tutti ci dobbiamo amare; ma a questa generalità si prepone una particularità, perciocchè noi dobbiamo amare più i cristiani che l’altre sette; conciosiacosachè noi siamo da una medesima legge, da una medesima dottrina, da quegli medesimi sacramenti costretti insieme, dove dall’altre sette noi siam separati. E oltre a questa, pare ancora che questa particularità riceva alcuna divisione, In quanto pare che ciascun debba più amare colui che con congiunzione di più prossimana consanguinità è congiunto, che un altro più lontano di parentela amare; e così potrebbe seguire, che quanto alcun dee più strettamente amare un che un altro, più gravemente pecchi, se in colui cui più dee amare fa violenza: ma questo si rimanga al presente: si puone, cioè si puote, Far forza, e detto questo, apre più la sua intenzione dicendo, dico in loro, cioè nelle proprie persone de’ detti tre, ed in lor cose,

Com’udirai con aperta ragione.