Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/43


SOPRA DANTE 35

prima, dice che pervennero, andando come nella fine del precedente canto ha detto,

In su l’estremità d’un’alta ripa,

ripa è, o artificiale o naturale che ella sia, o terreno o pietre, la quale da alcuna altezza discenda al basso, sì diritta che o non presti, o presti con difficultà la scesa per sè di quell’altezza al luogo nel quale essa discende, siccome in assai parti si vede ne’ luoghi montuosi naturalmente essere; o come per fortificamento delle castella e delle città gli uomini artificiosamente fanno: e poi seguita, Che, questa alta ripa, facevan gran pietre rotte in cerchio, e però appare che non era artificialmente fatta, ma per accidente era ruinata; ed erano le pietre rotte in cerchio, per la qualità del luogo ch’è ritondo, siccome più volte è stato dimostrato, Venimmo, dopo l’essere alquanto andati, sopra più crudele stipa: intende qui l’autore per stipa le cose stipate, cioè accumulatamente poste, siccome i naviganti le molte cose poste ne’ lor legni dicono stivate: e da questo modo di parlare prendendo l’autore qui forma, vuol che s’intenda, che sotto il luogo dove pervennero, erano stivate grandissime moltitudini di peccatori in più crudel pena, che quegli i quali infino a quel luogo veduti avea,

E quivi per l’orribile soverchio,

Del puzzo che ’l profondo abisso, cioè inferno, gitta, svaporando in su. Ci raccostammo indietro, acciocchè men lo sentissimo, che standovi dirittamente sopra, e dice s’accostarono ad un coperchio D’un grand’avello, perciocchè ancora erano nel cerchio degli eretici, i quali di sopra mostra essere