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SOPRA DANTE 253

cioè tacerlo; Perocchè senza colpa, di colui che ’l dìce, fa vergogna, a quel cotal che ’l dice; in quanto color che l’odono si fanno beffe di lui, e dicono lui essere grandissimo bugiardo: Ma qui tacer non posso, che io non dica questo ero che avrà faccia di menzogna, quasi voglia dire, se io potessi, il tacerei; e appresso questo, con giuramento afferma quello esser vero che esso dice che vide, e per le note,

Di questa commedia, lettor, ti giuro,
S’elle non sien di lunga grazia vote,

il giuramento è in sustanza questo: se io non dico il vero, che questo mio libro non duri lungamente nella grazia delle genti; il quale è molto maggior giuramento, quanto a colui che il fa, che molti non stimano; perciocchè qualunque è colui che in fatica si mette di comporre alcuna cosa, il primo suo desiderio è di pervenire per quella composizione in fama e in notizia delle genti: e appresso è, che questa fama duri lungamente, nè maggior cruccio potrebbe avere, che il poter credere la sua gran fatica dover breve tempo durare: giura adunque per questo come detto è, e dice, per le note di questa commedia: note son certi segni in musica, i quali hanno a dimostrare quando e quanto si debba la voce elevare e quando deprimere; i quali vedendo i cantatori, e l’ammaestramento di quegli seguitando, vengono ad una concordanza nel canto: e così nella presente commedia si posson dir note quelle parti estreme de’ versi, le quali misurate di certe sillabe e lettere, si fanno intra sè medesime consonanti, siccome