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SOPRA DANTE 237

bro, il quale egli compose contro a Giovìniano eretico, che Teofrasto, il quale fu solenne filosofo, e uditore d’Aristotile, compose un libro il quale si chiama de Nuptiis, e in parte di quello domanda, se il savio uomo debba prender moglie: e avvegnachè egli a sè medesimo rispondendo dicesse, dove ella sia bella, ben costumata e nata d’onesti parenti, e se esso fosse sano e ricco, il savio alcuna volta poterla prendere; incontanente aggiunse, che questa cose rade volte intervengono tutte nelle nozze, e però il savio non dover prender moglie; perciocchè essa innanzi all’altre cose impedisce lo studio della filosofia, nè è alcun che possa a’ libri e alla moglie servire. Oltre a questo è certo, che molte cose sono opportune agli usi delle donne, siccome sono i vestimenti preziosi, l’oro, le gemme, le serve e gli arnesi delle camere: appresso dell’aver moglie procede, che tutte le notti si consumano in quistioni e in garrire; dicendo ella: donna cotale va in pubblico più onoratamente di me, e la cotale è onorata da tutti, e io tapinella tra’ ragunamenti delle femmine sono avuta in dispetto. Appresso: perchè riguardavi tu la cotal nostra vicina? Perchè parlavi tu con la cotal serviziale? Tu vien dal mercato, che m’hai tu recato? E quello che è gravissimo a sostenere, quegli che hanno mogliere, non possono avere nè amico nè compagno, perciocchè esse incontanente suspicano che l’amore che il marito porta ad alcuna altra persona, che allora sia in odio di lei: e ancora il nudrire quella che è povera è molto difficile cosa, e il sostenere i modi e i costumi della ricca è gravissimo tormento. E ag-