Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/239


SOPRA DANTE 231

vuole, io dicerei, Che meglio stesse a te, andando loro incontro, ch’a lor, la fretta, di correre verso di te.

Ricominciar, come noi ristemmo, ei,

cioè essi, L’antico verso, cioè chiamandoci; e quando a noi far giunti,

Fero una ruota di sè tutti e trei,
Qual soleano i campion far nudi e unti,
Avvisando lor presa e lor vantaggio,

usavano gli antichi, e massimamente i Greci, molti giuochi e di diverse maniere, e questi quasi tutti facevano nelli lor teatri, acciocchè da circunstanti potessero esser veduti: e quella parte del teatro, dove questi giuochi facevano, chiamavan palestra: e tra gli altri giuochi, usavano il fare alle braccia, e questo giuoco si chiamava lutta: e a questi giuochi non venivano altri che giovani molto in ciò esperti, e ancora forti e atanti delle persone, e chiamavansi atlete, i quali noi chiamiamo oggi campioni: e per potere più espeditamente questo giuoco fare, si spogliavano ignudi, acciocchè il vestimento non fosse impedimento o vantaggio d’alcuna delle parti: e oltre a questo, acciocchè più apertamente apparisse la virtù del più forte, s’ugnevan tutti, o d’olio, o di sevo, o di sapone, la quale unzione rendeva grandissima diffcultà al potersi tenere; perciocchè ogni piccol guizzo, per opera dellunzione, traeva l’uno delle braccia all’altro; e così unti, avantichè venissero al prendersi, si riguardavan per alcuno spazio per prendere, se prender si potesse, alcun vantaggio nella prima presa: e questo è ciò che l’autore in questa com-