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SOPRA DANTE 229

pervenuti: e comincia la seconda quivi: Quando tre ombre: la terza quivi: Alle lor grida: la quarta quivi: Ricominciar, come noi: la quinta quivi: S’io fossi: la sesta quivi: Se lungamente: la settima quivi: Se l’altre volte: la ottava quivi: Io lo seguiva: la nona quivi: Io aveva una. Comincia adunque così, Già era in loco, al quale pervenuti eravamo, ove s’udia il rimbombo Dell’acqua, cioè di quel fiumicello del quale ha detto di sopra: e chiamiam noi rimbombo quel suono il quale rendono le valli d’alcun suono che in esse si faccia: e questo rimbombo, perchè l’acqua di quel fiumicello, che cadea nell’altro giro, cioè nel cerchio ottavo dell’inferno, il quale rimbombo, dice l’autore, era,

Simile a quel che l’arnie fanno rombo,

cioè era simile a quel rombo che l’arnie fanno, cioè gli alvei o i vasi ne’ quali le pecchie fanno li lor fiari, il quale è un suon confuso, che simigliare non si può ad alcun altro suono: Quando tre ombre. Qui comincia la seconda parte di questo canto, nella quale, poichè l’autore ha discritto il luogo dove pervenuti erano, dice come Virgilio gl’impose, che aspettasse tre ombre le quali il venivan chiamando, e dice così:

Quando tre ombre insieme si partiro,

Correndo, verso loro, d’una turba, d’anime, che passava, ivi vicino a loro,

Sotto la pioggia dell’aspro martiro,

cioè di quelle fiamme. Venian ver noi, correndo; e ciascuna gridava: