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216 | COMENTO DEL BOCCACCI |
Se fosse tutto pieno il mio dimando,
Rispos’io lui, voi non sareste ancora
Dell’umana natura, la quale per eterna legge ciò che nasce fa morire, posto in bando, cioè di quella vita cacciato, anzi sareste ancora vivo; e quinci gli dice la cagione perchè esso questo dimanderebbe, per ciò, Che in la mente mi è fitta, cioè con fermezza posta, ed or m’accora, cioè mi va al cuore,
La cara buona imagine paterna
Di voi, verso di me, quando nel mondo, vivendo voi, ad ora ad ora,
Mi mostravate come l’uom s’eterna,
per lo bene e valorosamente adoperare; e così mostra l’autore che da questo ser Brunetto udisse filosofìa, gli ammaestramenti della quale, siccome santi e buoni, insegnano altrui divenire eterno, e per fama e per gloria: E quanto io l’abbo in grado, quello che già mi dimostraste, mentr’io vivo,
Convien che nella mia lingua si scerna,
perciocchè sempre vi loderò, sempre vi commenderò. Ciò, che narrate di mio corso, cioè della mia futura fortuna, scrivo, nella mia memoria,
E serbolo a chiosar con altro testo,
cioè a dichiarare, con quelle cose insieme le quali gli avea predette Ciacco e messer Farinata, A donna, cioè a Beatrice, che ’l saprà, s’ a lei arrivo, chiosare e dichiarare, e l’altre cose e quelle che dette m’avete.
Tanto vogl’io che vi sia manifesto,
Purchè mia coscïenza non mi garra,