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14 COMENTO DEL BOCCACCI

mondane ricchezze, chiamata la contessa Matelda; delle cui laudevoli operazioni distesamente si dirà nel Canto XXVIII. del Purgatorio la quale acciocchè alcun certo erede di lei rimanesse, cercò di volersi maritare: e non trovando in Italia alcuno che assai le paresse conveniente a sè, mandò nella Magna e quivi trovatosi un barone, il cui nome fu il duca Gulfo, ovvero Guelfo, e costui parendole e per nobiltà di sangue e per grandigia convenirlesi, fece con lui trattare il matrimonio: la qual cosa sentendo un parente di questo Guìfo, il cui nome fu Ghibellino, e udendo la maravigliosa dota che a costui dovea da questa donna esser data, divenne invidioso della sua buona fortuna, e occultamente cominciò a cercar vie per le quali questo potesse sturbare; e ultimamente s’avvenne ad alcuna persona ammaestrata in ciò, il quale adoperò con sue malie, e con sue malvage operazioni, cose per le quali questo Gulfo fu del tutto privato del potere con alcuna femmina giacere: per lo qual maleficio, essendo dato opera alle sponsalizie, e Gulfo venuto in Italia, e cercato più volte di dare opera al consumamento del matrimonio, e non avendo mai potuto; tenendosi la donna schernita da lui, con poco onor di lui il mandò via, nè poi volle marito giammai. Gulfo tornatosi a casa, o che Ghibellino sospicasse non questo gli venisse che fatto avea agli orecchi, o per altro odio che gli portasse, il fece avvelenare, e così morì: ma questa seconda malvagità di Ghibellino conosciuta manifestò ancor la prima, per le quali cose assai nobili uomini della Magna si levarono a dover questa ini-