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SOPRA DANTE 191

rispetto dell’altre creature mortali, l’umana generazione è cosa bellissima e formosa; dentro alla quale l’autore dice esser diritto un gran veglio, perciocchè dentro all’esistenza, lungamente perseverata dell’umana generazione, si sono in varii tempi concreate le cose, le quali l’autor sente per la statua da lui discritta, la quale per ciò dice stare eretta, perchè ancora que’ medesimi effetti, che già son più migliaia d’anni cominciarono, perseverano; e fatta la dimostrazione del luogo universale, e ancora del particolare, descrive l’effetto formale della sua intenzione, il quale finge in una statua simile quasi ad una, la quale Daniel profeta dimostra essere stata veduta in sogno da Nabuccodonosor re; ma non ha nella sua l’autore quella intenzione la quale Daniello dimostra essere in quella la qual dice essere stata veduta da Nabuccodonosor, perciocchè dove in quella Daniel dimostra a Nabuccodonosor significarsi il suo regno e alcune sue successioni, in questa l’autore intende alcuni effetti seguiti in certe varietà di tempi, cominciate dal principio del mondo infino al presente tempo. Dice adunque primieramente questa statua, la qual descrive essere d’un uomo grande e vecchio, volendo per questi due adiettivi dimostrare, per l’uno la grandezza del tempo passato dalla creazione del mondo infino ai nostri tempi, la quale è di seimila cinquecento anni, e per l’altro la debolezza e il fine propinquo di questo tempo; perciocchè gli uomini vecchi il più hanno perdute le forze, per lo sangue il quale è in loro diminuito e raffreddato: e oltre a ciò al processo della lor vita