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190 COMENTO DEL BOCCACCI

sotto la lettera nascoso sia; e perciò, quantunque assai leggiermente veder si possa, per le cose dette, quello che sotto la corteccia letterale è nascoso, nondimeno per darne alcuno più manifesto senso, dico potersi per l’isola di Creti, posta in mezzo il mare, intendersi l’universal corpo di tutta la terra, la quale come assai si può comprendere per i termini disegnati di sopra alle tre parti del mondo, è posta nel mezzo del mare, in quanto è tutta circondata dal mare Oceano, e così verrà ad essere isola come Creti; e dagli abitanti in essa tutto è quello addivenuto che l’autore intende di dimostrare nella seguente sua fizione: e questo pare assai pienamente confermare il nome dell’isola, il quale esso appella Creta, conciosiacosachè Creta nulla altra cosa suoni che terra; e così il nome si conforma, come davanti dissi, all’intenzione dell’autore, in quanto in Creti, cioè nella terra, prenda inizio quello che esso appresso dimostra, cioè negli uomini, i quali nulla altra cosa, quanto al corpo, siamo che terra. Ma per lasciare qualche cosa a riguardare all’altezza degl’ingegni che appresso verranno, senza più dir del luogo nel quale l’autore disegna la sua fizione, passeremo a quello che appresso segue, là dove dice, che in una montagna chiamata Ida sta diritta la statua d’un gran veglio, per la quale, secondo il mio giudicio, l’autore vuol sentire la moltitudine della umana generazione, quella figurando ad un monte, il quale è moltitudine di terra accumulata, o dalla natura delle cose, o dall’artificio degli uomini, e chiamasi questo monte Ida, cioè formoso, in quanto per