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SOPRA DANTE | 183 |
forse dire, egli sono appariti i fiumi nati da questo rìgagno, ma non il suo declinare; e questo ancora gli è apparito di sopra, dove nel canto settimo scrive, che pervennero sopra una fonte, donde usciva acqua, la quale correva per un fossato, e faceva poi la palude di Stige: e di questo io non so veder la cagione, conciosiacosachè egli ancora il raffermi nella risposta la qual Virgilio gli fa dicendo,
Ed egli a me: tu sai che ’l luogo è tondo,
cioè il luogo dell’inferno, come più volte di sopra è dimostrato;
E tutto che tu sia venuto molto (scendendo)
Pure a sinistra giù calando al fondo,
Non se’ ancor per tutto ’l cerchio volto,
di questa ritondità dell’inferno:
Perchè se cosa n’apparisse nuova,
nel rimanente del cerchio, il quale tu hai ancora a volgere discendendo,
Non dee addur maraviglia al tuo volto,
comechè per avventura potrebbe addurre, se tu fossi per tutto il cerchio: quasi voglia dire, e però non ti maravigliare, se ancora veduto non hai lo scender di quest’acqua, perciocchè tu non eri ancora pervenuto a quella parte del cerchio della quale ella scende. Ed io ancor: maestro. Qui comincia la settima parte di questo canto, nella quale poichè Virgilio gli ha dimostrata l’origine de’ quattro fiumi infernali, fa l’autore una quistione a Virgilio, e Virgilio gliele solve: dice adunque,
Ed io ancor: maestro, ove si truova
Flegetonte, e Leteo? i quali, secondo Virgilio e gli