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172 COMENTO DEL BOCCACCI

cosa furono fieramente faticati i fabbri suoi; e questo è quel che vuol dire,

O s’egli stanchi gli altri a muta a muta ec.

Ma in quanto dice questo superbo spirito, che Iddio non potrebbe di lui aver vendetta allegra, si dee intendere secondo l’opinione di colui che dice, perciocchè la bestialità de’ blasfemi è tanta, che essi estimano troppo bene fieramente offendere Iddio quando il bestemmiano o negano, non avveggendosi che In Dio non può cadere offensione alcuna, e che quella offensione, la quale essi credono fare a Dio, essi fanno a sè medesimi; e tanto maggiore, quanto la forza della divina giustizia è maggiore in punirli, che le loro non sono in bestemmiarlo. È il vero, che guardando alle cose temporali, che considerata la eccellenza d’uno imperadore, e la bassezza d’un povero uomo, non pare l’imperadore dover potere allegra vendetta prendere, se da quel cotale povero e di basso stato offeso fosse: e secondo questo intendimento si deono prendere le parole bestiali di questo spirito dannato; del quale è da vedere quello che contro a Dio commettesse. Intorno a ciò è da sapere, secondochè Stazio scrive nel suo Tebaidos, che poichè Edippo re di Tebe s’ebbe cavati gli occhi, e rifiutato il reggimento, Eteocle e Polinice suoi figliuoli vennero del reame in questa concordia, che ciascun regnasse il suo anno, e mentre l’uno regnasse, l’altro andasse a star fuor del regno dove più gli piacesse; per la qual cosa toccò il primo anno a regnare ad Eteocle, il quale era di più dì, e Polinice