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170 | COMENTO DEL BOCCACCI |
e volendo mostrare sè non aver paura d’alcuno, per essere uditi parlan gridando; e oltre a ciò confessando le lor medesime colpe, estimano di commendarsi maravigliosamente; e perciò dice, che egli è tal morto quale egli fu vivo, cioè che come vivendo fu dispettatore e bestemmiatore della divina potenza, senza curarla, così dice, che ancorachè dannato sia, e provi quanto sia grave il giudicìo di Dio, sè similmente orgoglioso, superbo e bestiale: e per mostrare più pienamente che così sia, segue, se Giove, cioè Iddio secondo l’opinione erronea de’ gentili, stanchi, cioè infino all’ultimo della lor forza fatichi, i suoi fabbri, da cui, cioè dai quali,
Crucciato prese la folgore acuta,
Onde l’ultimo dì, della mia vita, percosso fui; perciocchè come appresso si dirà, fu fulminato; O s’egli stanchi gli altri, fabbri, a muta, a muta, cioè facendogli, poichè alcuni stanchi ne fieno, fabbricar gli altri; e così que’ medesimi, poichè riposati fieno, nò altro faccian che folgori per ferirmi,
In Mongibello alla fucina negra,
là dove i fabbri di Giove fabbricano le folgori, le quali Giove fulmina; e oltre a quegli,
Chiamando: o buon Vulcano, aiuta aiuta,
a’ fabbri miei a far delle folgori;
Siccom’el fece alla pugna di Flegra,
nella quale esso fulminò i giganti;
E me saetti di tutta sua forza,
con tutte queste folgori le quali avrà fatte fabbricare,