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SOPRA DANTE 155


singolar grazia donata, dotata di ragione, di volontà e di memoria, e gli effetti veri di questa potenza non appariscono in noi se non nella perfetta età, perciocchè allora sono gli organi, per i quali le sue virtù si dimostrano, compiuti ed espediti; e in questa siamo simiglianti a Dio, e con gli angeli comunichiamo. Ora perciocchè chi sè medesimo uccide, appare assai manifestamente aver cacciato da sè e perduto ogni ordine di ragione e dì sana volontà, non pare che animale razional si possa chiamare, conciosiacosachè l’animai razionale con ogni sollecitudine curi di conservare il suo essere e di farlo sempre migliore, e a suo potere in più lunghezza di tempo distenderlo. Comechè d’alcuni si legga essersi già uccisi, non prima facie, come bestiali, ma mossi da alcuna ragione, siccome ne scrive Valerio Massimo de institutis antiquis, di quella donna antica, la qual diceva nel suo tempo non aver veduta contra di sè la fortuna turbata, e però con volontaria morte volea pervenire a non doverla vedere. Alcuni altri ex proposito si sono uccisi per tedio della presente vita, sperando di trapassare a migliore, siccome di Catone Uticense leggiamo, il quale prima feditosi, e sentito da suoi servidori, alutato e fasciato, e ancora toltagli ogni materia da potersi uccidere; leggendo nel mezzo del silenzio della notte quel libro, nel quale Platone scrive della eternità dell’anima, sfasciatosi e con le mani proprie ampliata la piaga, costrinse lo spirito ad abbandonare il misero corpo. Alcuni altri ancora, non per tedio della presente vita, ma per desiderio e con isperanza di migliore s’uccisero, siccome si