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SOPRA DANTE 151

avvenuto, sarebbe stata disfatta e desolata: ma come davanti è detto, a creder questo è grandissima sciocchezza e peccato, perciocchè a Domeneddio appartiene la guardia delle città, e non alle pietre intagliate, o ad alcun pianeto o stella: e se Domeneddio si ritrarrà dalla guardia d’alcuna, tutto il cielo, nè quanti pianeti sono o stelle non la potranno conservare un’ora. Ma perciocchè dice sopra ’l cener che d’Attila rimase, è da sapere che essendo Attila re de’ Goti passato in Italia, in esterminio e ultima distruzione del nome romano, e avendo molte città in Lombardia e in Romagna già guaste e disfatte, secondochè piace a Giovanni Villani, esso passò in Toscana, dove similmente più ne disfece, e tra l’altre Firenze, la quale dice che occupò in questa maniera: che avendola per molto tempo assediata, e non potendola per forza prendere, volse l’ingegno agli inganni, e con molte e false promessioni prese gli animi de’ cittadini, i quali troppo creduli, sperando quello dovere loro essere osservato che era promesso, il ricevettero dentro alla città, e per sua stanza gli assegnarono.il Capitolio, nel quale esso dopo alcuno spazio di tempo fece convocare un dì i maggior cittadini della terra, e quegli facendo passare d’una camera in un’altra, ad uno ad uno tutti gli fece ammazzare, e i corpi loro gittare in una gora, la quale dal fiume d’Arno dirivata passava sotto il Capitolio; nè di questo inganno alcuna cosa sì sentia per la città, nè per avventura si sarebbe sentita, se l’acqua della gora al rimettere in Arno non si fosse veduta vermiglia del sangue degli uccisi: perchè già facendone