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SOPRA DANTE 149

ra sospinta fosse, questa statua di Marte cadde in Arno, e in quello dimorò tanto, quanto la città si penò a redificare: poi riedificata al tempo dell’imperio di Carlo Magno, fu ripescata e ritrovata, ma non intera; perciocchè dalla cintola in su la immagine di Marte era rotta, e quella parte non si ritrovò mai: e così diminuita, dicono che fu posta, come di sopra è detto, sopra ad un pilastro in capo del ponte vecchio: del quale poi, essendo negli anni di Cristo 1343, oltre al ricordo d’ogni uomo, non già per molte gran piove, ma per qual che cagion si fosse, Arno, e tutta la città avesse allagata, e già i due inferior ponti menatine, similmente ne menò via il ponte vecchio, e il pilastro e la statua, la qual mai poi nè si trovò nè si ricercò. Adunque in questa guisa tratta del tempio predetto la detta statua, fu il tempio consecrato al vero Iddio, sotto il titolo di san Giovanni Battista, ed esso san Giovanni fu assunto in lor padrone e protettore de’ cittadini; e così fu il primo padrone, cioè Marte, trasmutato in san Giovanni: ond’e’ per questo, essere stato Marte lasciato per san Giovanni,

Sempre con l’arte sua la farà trista.

In queste parole e nelle seguenti tocca l’autore una opinione erronea, la qual fu già in molti antichi, cioè, che per la detta permutazione, Marte con guerre e con battaglie, le quali aspettano all’arte sua, cioè al suo esercizio, abbia sempre poi tenuta questa città in tribulazione e in mala ventura: la qual cosa non è solamente sciocchezza, ma ancora eresia, a credere che alcuna costellazion possa nelle menti degli uo-