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146 COMENTO DEL BOCCACCI

Lano, e la morte e per conseguente la cagione della morte sua, Di sè e d’un cespuglio, nato d’una di quelle anime, fece un groppo, cioè un nodo, forse sperando per quello non doverlo di quivi poter muovere le cagne le quali il seguivano. Di dietro a loro, cioè a questi due che fuggivano, era la selva piena

Di nere cagne, bramose e correnti
Come veltri ch’uscisser di catena.

In quel che s’appiattò, cioè in questo secondo che avea fatto un groppo di sè ad un cespuglio, miser li denti, quelle cagne,

E quel dilaceraro a brano a brano,
Poi sen portar quelle membra dolenti,

del dilacerato,

Presemi allor lo mio duca per mano,

e lasciato stare maestro Piero delle Vigne, E menommi al cespuglio, col quale colui s’era aggroppato, che piangea, Per le rotture sanguinenti, fattegli nello schiantar de’ rami, che avvenne nell’impeto delle cagne, invano: perciò dice che esso piagneva invano, perciocchè non dovea per lo pianto suo minuirgli la pena. E poi dimostra l’autore quello che questo spirito piangendo diceva, cioè,

O Giacomo, dicea, da sant’Andrea,

così mostra che fosse nominato quello spirito, il quale le cagne avevano lacerato. Fu adunque costui Giacomo della Cappella di santo Andrea di Padova, il quale rimase di maravigliosa ricchezza erede, e quella tutta dissipò e gittò via: e tra l’altre sue bestiali operazioni si racconta, che desiderando di vedere un