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SOPRA DANTE 145

Le gambe tue alle giostre del toppo:

ad intelligenza di queste parole è da sapere, che Lano fu un giovane sanese, il quale fu ricchissimo di patrimonio; e accostatosi ad una brigata d’altri giovani sanesi, la quale fu chiamata la brigata spendereccia, i quali similmente erano tutti ricchi, insiememente con loro, non spendendo ma gittando, in piccol tempo consumò ciò ch’egli aveva, e rimase poverissimo; e avvenendo per caso, che i Sanesi mandarono certa quantità di lor cittadini in aiuto de’ Fiorentini sopra gli Aretini, fu costui del numero di quegli che vi andarono; e avendo fornito il servigio, e tornandosene a Siena assai male ordinati e mal condotti, come pervennero alla Pieve al toppo, furono assaliti dagli Aretini, e rotti e sconfìtti: e nondimeno potendosene a salvamento venire Lano, ricordandosi del suo misero stato, e parendogli gravissima cosa a sostener la povertà, siccome a colui che era uso d’esser ricchissimo, si mise infra’ nemici, fra’ quali, come esso per avventura desiderava, fu ucciso; e perciò in modo di rimproverare, gridava quell’altro spirito, le sue gambe, cioè il suo corso così presto, cioè veloce alle giostre del toppo, cioè agli scontri delle lance, dalle quali fuggito non s’era potendo; volendo in questo ricordargli la cagione la quale il fece tardo al fuggire, cioè la sua misera ed estrema povertà, nella quale per sua bestialità era venuto; e perocchè egli non fu prodigo, ma gittatore e dissipatore del suo, il descrive l’autore in questo luogo:

E poichè forse gli fallia la lena,

cioè a questo spirito, che gridava rimproverando a

com. di dante T. III. 10