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138 COMENTO DEL BOCCACCI

L’Arpie pascendo poi delle sue foglie,

che animali o vero uccelli l’Arpie sieno, si dirà dove il senso allegorico si porrà; e qui vuole questo spirito, poichè mostrato ha come quivi nascano, mostrare la qualità del lor tormento, il quale mostra che stea nel rompere che fanno l’Arpie delli loro ramucelli; e cosí pare quel tormento essere simile a quello che nella presente vita si dà a’ disleali e pessimi uomini, in quanto sono attanagliati; e così dice che pascendo, cioè rompendo e schiantando l’Arpie le foglie di queste piante, fanno dolore all’anime rilegate in quelle piante, come le tanaglie fanno a’ corpi: e perciocchè queste anime sono tutte intorniate e chiuse dalla corteccia dell’albero loro, e però d’alcuna parte spirar non possono, a tor via il dubbio da qual parte esse mandin fuori l’angoscia, la qual per lo dolor sentono, e che l’autore avea udita senza vedere chi se la facesse, detto che queste Arpie troncandole, Fanno il dolore, dice che esse similmente, con le rotture dello schiantare, fanno, e al dolor finestra, cioè danno per quelle rotture alle dolorose voci, le quali per lo dolore il qual sentono mandan fuori. E questo dichiarato, dichiara la seconda parte della domanda, cioè s’alcuna mai da tai membri si spiega; e dice, Come l’altre, anime verranno tutte il dì del giudicio a riprendere i lor corpi, così noi, verrem per nostre spoglie, cioè per i nostri corpi, i quali sono spoglie dell’anima, così come i vestimenti sono spoglie del corpo: Ma non però, ch’alcun, di noi, se ne rivesta, di quelle spoglie, cioè non però, quantun-