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SOPRA DANTE 137

Quando si parte l’anima feroce,

è l’anima di quegli che sè medesimi uccidono feroce, cioè di costume e maniera di fiera, in quanto crudelmente e ferocemente contro a sè medesima adopera, quel corpo uccidendo, il quale per albergo e per istanza l’è dato dalla natura per insino allo estremo della vita sua;

Del corpo ond’ella stessa s’è divelta,

cioè cacciata e separata, uccidendolo, Minos, quel dimonio, il quale nel quinto canto scrive l’autore essere esaminatore delle colpe, e giudicatore de’ luoghi a quelle convenirsi, la manda alla settima foce, cioè al settimo cerchio dell’inferno, nel quale si puniscono i violenti. Cade, questa anima mandata da Minos, in la selva, la qual tu vedi qui, e non l’è parte scelta, una più che un’altra, nella quale ella debba il supplicio diterminatole ricevere; Ma là dove fortuna, cioè caso, la balestra, la gitta o fa cadere, Quivi germoglia, cioè nascendo fa cesto, come gran di spelta. È la spelda una biada, la qual gittata in buona terra cestisce raolto, e perciò ad essa somiglia il germogliare di queste misere piante; e dopo questo germogliare, dice che, Surge in vermena, cioè in una sottil verga, come tutte le piante fanno ne’ lor principii, ed in pianta silvestra: la pianta è maggiore che la vermena, in quanto la vermena non pare ancora atta a trapiantare, per la sua troppa sottigliezza; dove la pianta, essendo già più ferma e più cresciuta, è atta a trapiantare; e però è chiamata quella verga degli alberi che già ha alcuna fermezza pianta: