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134 COMENTO DEL BOCCACCI

de’ grati principi ha sempre di quegli che sono messi avanti, o degni o non degni che sieno, e di quegli ancora che sono lasciati addietro, e questo vizio non è altro che una passione ricevuta per l’altrui felicità, senza offesa di colui che la passion riceve, par di necessità le corti doverne esser piene, e tanto più. quanto maggior sono; per la qual cosa meritamente dice l’autore, questa meretrice non aver mai torti gli occhi, cioè volti in altra parte dall’ospizio dell’imperadore, e lei esser vizio e morte comune delle corti: adunque con così fatto nemico ebbe il maestro Piero a fare, siccome qui nel testo si dimostra dove dice l’autore, La meretrice, cioè la invidia, che mai dall’ospizio

Di Cesare non torse gli occhi putti,

cioè malvagi e disleali; Morte comune, d’ogni uomo, cioè vizio deducente a morte, e delle corti vizio, Infiammò contro a me, cioè accese, gli animi tutti, de’ cortigiani:

E gl’infiammati infiammar sì Augusto,

cioè l’imperador Federigo, Che i lieti onor, posseduti per lo glorioso uficio, tornaro in tristi lutti, in quanto esso fu privato della grazia dell’imperadore, e dell’uficio, e del vedere, e cacciato via.

L’animo mio, per disdegnoso gusto,

il quale come di sopra è mostrato, fu tanto che il fece in furia divenire, e,

Credendo col morir fuggire sdegno,

cioè non essere reputato degno d’avere ricevuta la repulsa dell’imperadore, Ingiusto fece me, tanto che egli ne meritò esser dannato a quella pena,