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SOPRA DANTE 133

con pigro passo; per la qual cosa possiam comprendere il peso e la gravezza del vizio opprimere tanto colui che compresso n’è, che ad ogn’altro movimento, che a quel solo al quale il tira il corrotto appetito, esso sia tardo e lento: e che esso sia pallido e magro assai convenientemente è detto, a dimostrare quanta sia la forza della passione la quale dentro l’affligge, intantochè dando impedimento alla virtù nutritiva, causa la palidezza e la magrezza. E in quanto scrive che la invidia in parte alcuna non guarda diritto, ne dimostra il giudicio dell’invidioso essere perverso, e contro ad ogni ragione e dirittura: e l’avere essa i denti rugginosi, ne dichiara il rado uso che all’invidioso pare avere nel poter divorare coloro alli quali porta invidia, quantunque egli in continuo esercizio ne sia: e l’avere il petto verde per lo fiele, il quale è abitacolo dell’ira, ci si dichiara mai nel petto dell’invidioso seccarsi o venir meno, ma sempre vivervi e starvi verde l’iracondia, la quale sempre, siccome offeso dall’altrui felicità, lo stimola a vendetta, e al disfacimento di colui a cui invidia porta. E così ancora, avere la lingua sempre bagnata di veleno, dobbiam comprendere il continuo esercizio dell’invidioso, il quale dove con altro offender non può, non si vede mai stanco di raccontar cose nocive, e di seminare scandolo. Oltre a tutto questo non ride mai l’invidioso, se egli non ride del danno altrui: e sempre vegghia, e sta attento ad ogni cosa con la quale nuocer potesse, con grandissimo suo dolore vedendo coloro alli quali invidia porta, e i lieti avvenimenti degli uomini: e perciocchè nelle corti