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126 | COMENTO DEL BOCCACCI |
fuoco e dalla terra, consiste nella solidità del legno, e senza alcun sentore ardendo il legno, si riprende il fuoco quello che di lui è nel legno, e similmente quello che v’è terreo, converte in terra: ma dell’umido e dell’aere non avvien così; perciocchè essendo l’umido, siccome da suo contrario, cacciato dal fuoco, ricorre a quella parte donde noi il veggiamo uscire, e per i pori del legno ne geme fuori. Ma questa umidità non fa nel suo uscire fuori alcun remore: l’aere ancora per non esser dal fuoco risoluto, gli fugge innanzi, e quando tiene la via che fa l’umido, volendo tutto insieme esalare, e trovando i pori stretti, uscendo per la strettezza di quelli, fa col suo impeto quello stridore, o cigolare che dir vogliamo; e convertito dall’impeto in vento, va via: dice adunque che, Così di quella scheggia, cioè di quel legno, usciva insieme, Parole e sangue, come dello stizzo acqua e vento: ond’io lasciai la cima, cioè il ramucello che schiantato avea,
Cadere, e stetti come l’uom che teme,
parendogli aver fatto men che bene. Ma Virgilio vedendolo spaventato, supplì prestamente quanto bisognava, e a sodisfare all’offeso, e a rassicurar l’autore dicendo, S’egli avesse. Qui comincia la sesta parte di questa seconda parte principale, nella quale Virgilio il consola, e domandalo chi egli è: dice adunque,
S’egli avesse potuto creder prima,
che egli avesse schiantato questo ramucello,
Rispose il duca mio, anima lesa, cioè offesa,