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SOPRA DANTE 125

quella d’onde fu schiantata, comechè appresso paia pure aver parlato e parlare il pruno,

Da che fatto fu poi di sangue bruno,

cioè tinto, il quale usciva del pruno, per quella parte donde era stato schiantato il ramucello,

Ricominciò a gridar: perchè mi scerpi?
Non hai tu spirto di pietade alcuno?

Quasi voglia qui l’autore mostrare, avere i dannati compassione l’uno delle pene dell’altro; e questo mostra, in quanto questo pruno non sapeva che l’autore fosse più uomo che spirito: poi segue, e mostragli nelle sue parole, perchè di lui doveva avere alcuna pietà dicendo, Uomini fummo, nell’altra vita, ed or siam fatti sterpi, in questa:

Ben dovrebb’esser la tua man più pia,

in ritenersi di non avermi schiantato,

Se stati fossomo anime di serpi,

le quali, perocchè crudeli animali sono, forse parrebbe che meritato avessero che verso loro non s’usasse alcuna pietà. Appresso queste parole del pruno, per una comparazione dimostra in che maniera le parole uscissero di questo pruno, e dice,

Come d’un stizzo verde, ch’arso sia

Dall’un de’ capi, che dall’altro, capo, geme, acqua come spesse volte veggiamo; e non solamente geme acqua, ma ancora cigola, cioè fa un sottile stridore, quasi a modo d’un sufolare,

E cigola per vento che va via;

egli è vero che ogni animale vegetativo in nudrimento di sè attrae con le sue radici quella parte d’ogni elemento che gli bisogna; e perciò quella parte che trae dal