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SOPRA DANTE 113

nosa al viso sensibile, e non si può prendere con mano, nè è ancora da alcuna radice fermata, e per questo leggiermente da qualunque vento è in qua e in là trasportata e impulsa, e alla fine è dal calore del sole risoluta in aere, o dal freddo dell’aere convertita in piova: che adunque vuol dire? non dobbiamo per la nuvola, quantunque infra’ termini della deità di Giunone creata sia, intendere regno, ma in quanto ella è in similitudine di Giunone apposta ad alcuno, diremo per quella doversi intendere quello che violentemente in terra si possiede; alla qual cosa è alcuna similitudine di regno, in quanto colui che violentemente possiede, signoreggia i suoi sudditi, come il vero re i suoi; e così pare, mentre le forze gli bastano, che esso comandi e sia ubbidito da’ suoi come è il re: ma siccome tra ’l chiaro aere, e la condensata nuvola, è grandissima differenza, così è intra ’l re e ’l tiranno; l’aere è risplendiente, e così è il nome reale: la nuvola è oscura, e così è caliginosa la tirannia: il nome del re è amabile, e quello del tiranno è odiabile: il re sale sopra il real trono ornato degli ornamenti reali, e il tiranno occupa la signoria intorniato d’orribili armi: il re per la quiete e per la letizia de’ sudditi regna, e il tiranno per lo sangue e per la miseria de’ sudditi signoreggia: il re con ogn’ingegno e vigilanza cerca l’accrescimento de’ suoi fedeli, e il tiranno per lo disertamento altrui procura d’accrescere sè medesimo: il re si riposa nel seno de’ suoi amici, e il tiranno, cacciati da sè gli amici, i fratelli e’ parenti, pone l’anima sua nelle mani de’ masnadieri e degli scellerati uomini: per le quali

com. di dante T. III. 8