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112 COMENTO DEL BOCCACCI

sè concedette ad Issione, non altrimenti che se sè medesima gli concedesse: il quale giacendo con questa nuvola, generò in lei i Centauri. Ed essendo poi da Giove, sdegnato della sua presunzione, gittato del cielo e in terra venutone, ardi di gloriarsi appo gli uomini, che esso era giaciuto con Giunone: per la qual cosa turbato Giove il fulminò, e mandonnelo in inferno, e quivi con molti e crudeli serpenti il fece legare ad una ruota, la quale sempre si volge. L’allegoria della qual favola, se attentamente riguarderemo, assai bene cognosceremo che cosa sieno gli appetiti del tiranno, e il tiranno, e di qualunque altro rapace uomo ancorachè tiranno chiamato non sia; e che cosa i Centauri, e come essi il tiranno saettino. Fu adunque secondo le istorie de’ Greci, Issione oltre modo disideroso d’occupare e possedere alcun regno, intantochè egli si sforzò d’ottenerlo per tirannia: ora come altra volta è detto, Giuno intendono alcuna volta i poeti per lo elemento dell’aere, e alcuna volta la intendono per la terra, volendo lei ancora essere reina e dea de’ regni e delle ricchezze; la quale quando per la terra s’intende, e i regni i quali sono in terra, pare che mostrino avere in sè alquanto di stabilità; e quinci intendendosi per aere, il quale è lucido, pare che aggiunga a’ reami terreni alcuno splendore, il quale nondimeno è fuggitivo e quasi vano, e leggiermente, siccome l’aere, si converte in tenebre: oltre a ciò la nuvola si crea nell’aere per operazion del sole, de’ vapori dell’acqua e della terra umida surgenti e condensati nell’aere; ed è la nuvola così condensata, di sua natura caligi-