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108 COMENTO DEL BOCCACCI

ramente essere da riguardare in che forma fosse questo animale generato, acciocchè per questo noi possiam conoscere, come negli uomini la bestialità si crei. Fu adunque, siccome nella favola si racconta, generato costui d’uomo e di bestia, cioè di Pasife e d’un toro: dobbiamo adunque qui intendere per Pasife, l’anima nostra figliuola del Sole, cioè di Dio padre, il quale è vero sole: costei è infestata da Venere, cioè dall’appetito concupiscibile e dallo irascibile, in quanto Venere, secondo dicono gli astrologi, è di complessione umida e calda, e però per la sua umidità è inchinevole alle cose carnali e lascive, e per la sua caldezza ha ad esercitare il fervore dell’ira. Questi due appetiti quantunque l’anima nostra infestino e molestino, mentre essa segue il giudicio della ragione non la posson muovere a cosa alcuna men che onesta: ma come essa, non curando il consiglio della ragione, s’inchina a compiacere ad alcuno di questi appetiti, o ad amenduni, ella cade nel vizio della incontinenza, e già pare avere ricevuto il veneno di Venere in sè; perciocchè trasvà ne’ vizii naturali, da’ quali, non accorgendosi, le più delle volte si suole lasciare sospignere nell’amor del toro, cioè negli appetiti bestiali, i quali son fuori de’ termini degli appetiti naturali: perciocchè naturalmente, come mostrato è di sopra, desideriamo di peccare carnalmente, e di mangiare e d’avere, e ancora d’adirarci talvolta: ne’ quali appetiti se noi passiamo i termini della natura, come detto è, naturalmente pecchiamo: ma come detto è, di leggieri si trapassano questi termini naturali; perciocchè poi