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SOPRA DANTE 107


ALLEGORIE DEL DODICESIMO CAPITOLO.


Era lo loco, ove a scender la riva ec.

Avendo la ragione co’ suoi utili e sani consigli condotto l’autore, senza lasciarlo nelle miserie temporali intignere l’affezion sua per infino a qui; e mostratogli i supplicii che sostiene la eretica pravità; e similmente disegnatogli l’ordine degl’inferiori cerchi della prigione eterna, e la qualità de’ peccatori che in essi si puniscono; in questo canto il conduce a vedere i tormenti della prima spezie de’ violenti, cioè di quegli che nel sangue e nelle sustanze del prossimo hanno bestialmente usata forza. E perciocchè in questo luogo primieramente entra nel cerchio settimo, dove la matta bestialità è punita, per farne l’autore accorto, gli dimostra la ragione in un dimonio descritto in forma di un Minotauro, in che consista la bestialità. Ad evidenza della quale primieramente presuppone l’autore essere stata vera la favola di sopra narrata del Minotauro, acciocchè per questa presupposizione più leggiermente si comprenda quello che dimostrare intende; e però questo presupposto, è da considerare quel sia la generazione di questo Minotauro, e quali sieno i suoi costumi: e questi considerati, assai bene apparirà qual sia la qualità della bestialità, e per conseguente de’ bestiali. Dico adunque primie-