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106 | COMENTO DEL BOCCACCI |
to da Cesare, gli mandò comandando che con pochi compagni venisse a lui: ma Pompeo fuggendosi, fu da Tizio e da Furnio antoniani duci più volte vinto, e ultimamente preso e ucciso; dopo il quale miserabile fine, perciocchè violento rattore corseggiando e guerreggiando fu dell’altrui sustanze, e vago versatore del sangue degli uomini, in questo fiume di sangue bogliente, secondochè qui mostra l’autore, fu dalla divina giustizia dannato: ed in eterno munge, questo fiume cosí bogliente,
Le lagrime, che col bollor disserra,
cioè manda fuori, A Ranier da Corneto. Questi fu messer Rinieri da Corneto, uomo crudelissimo e di pessima condizione, e ladrone famosissimo ne’ suoi dì, gran parte della marittima di Roma tenendo con le sue perverse operazioni e ruberie in tremore: a Rinier Pazzo. Questi fu messer Rinieri de’ Pazzi di Valdarno, uomo similmente pessimo e iniquo, e notissimo predone e malandrino, per le cui malvage operazioni, l’autore qui il descrive esser dannato,
Che fecero alle strade tanta guerra,
pigliando, rubando e uccidendo chi andava e chi veniva. Poi si rivolse. Qui comincia la sesta e ultima parte del presente canto, nella quale l’autore, poichè ha descritto ciò che dal Centauro dice essergli stato mostrato, ed è stato da lui dall’altra parte mostrato, mostra come esso ripassato il fiume, se ne tornasse dicendo, Poi, che cosí ebbe detto, si risolse, al passo donde passato l’avea, e ripassossi ’l guazzo, cioè quel fossato del sangue.