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SOPRA DANTE 71

fosse nella natura delle cose, assai tosto verrebbon meno i generati, e così rimanrebber vacui i cieli, la terra e ’l mare di possessori. È ero che ell’ha in ciascuno altro animale, che nell’uomo, posto certo modo, acciocchè per lo soperchio corrotto non periscano i maschi, li quali da alcun freno di ragione temperati nè raffrenati sono: e questo è non patire le femmine a’ congiugnimenti de’ maschi loro, se non alcuna volta l’anno, e questa non si prolunga in molti dì, infra’ quali le femmine si rendono benivole e amorevoli alli loro maschi, e loro si concedono: e questo cotal tempo finito, o come conoscono sè aver conceputo, più lor dimestichezza non vogliono. Ma negli uomini non pose la natura questa legge; perciocchè gli conobbe animali razionali, e per quello, dover conoscere quello, e quando e quanto s’appartenesse di fare a dovere ben vivere: ma mai non mi ricorda d’aver letto, che appo coloro li quali mondanamente vivono, alcuno quello che la ragione vuole in questo atto osservasse che una femmina: e questa fu una donna d’Arabia, reina de’ Palmireni, chiamata Zenobia, della quale si legge, mai ad Odenato suo marito essersi voluta consentire per altro che per ingenerar figliuoli; servando in ciò questo stile, che essendo il marito giaciuto carnalmente con lei, più accostare non le si lasciava, infìno a tanto che ella conoscea se conceputo avea o no: se conosceva non aver conceputo, gli si concedeva un’altra volta, se conceputo aveva, mai insino alla purificazione dopo il parto più non gli si concedea. Ma come la laudevol contenenza di questa reina, o come gli