Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/292

288 COMENTO DEL BOCCACCI

vere allegrezza; la qual perturbazione non sì riceve se non per malvagio giudicio, procedente da animo offuscato da ignoranza: e perseverando la perturbazione, e come il più delle volte avviene, divegnendo per la perseveranza maggiore, convien che proceda ad alcuno atto, siccome quella che continuamente molesta il perturbato: e questo atto non regolato dalla ragione sarà di necessità furioso. Per la qual cosa assai convenevolmente si può comprender, questo atto furioso essere nato dall’aver cacciata la letizia e la quiete della mente per la turbazion presa, e questo primo atto potersi chiamare Acheronte, che tanto vuol dire quanto senza allegrezza: e appresso avere la perturbazion ricevuta, essere avvenuto per ignoranza d’animo: e la ignoranza è similissima alla notte e così questa seconda cagione, cioè la notte della ignoranza, avere causata la furia della turbazion seguita: e così si può dire, le furie essere figliuole d’Acheronte e della Notte.

Essere queste furie poste al servigio di Plutone, intendendo lui per l’inferno, attissimamente si può concedere essere stato fatto, perciocchè siccome noi veggiamo, per i loro effetti infinite anime traboccavano in quello; ma che esse al servigio di Giove sieno par da maravigliare, conciosiacosachè Iddio sia in tutto contrario ad esse, come colui che in tutte le sue operazioni è pieno d’ottimo consiglio, di pace, di mansuetudine e di misericordia; ma intorno a questo si può così dire: i nostri peccati son tanti, che noi con la nostra perfidia vinciamo la divina pazienza, e commoviamla a dovere operare contra di noi; per