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SOPRA DANTE 287

Funereasque inferre faces: tibi nomina mille,
Mille nocendi artes etc.

A Tesifone dicono quello appartenersi che per gl’infrascritti versi appare: e prima Virgilio dice di lei:

Egrediturque domo, luctus comitatur euntem,
Et pavor, et terror, trepidoque insania vultu etc.

A’ quali aggiugne Stazio dicendo:

— — — — suffusa veneno
Tenditur, ac sanie gliscit cutis: igneus atro
Ore vapor, quo longa sitis, morbique famesque,
Et populi mors una venit etc.

A Megera similmente aspetta quello che per gl’infrascritti versi di Claudiano si può comprendere, dove nel libro primo1 in Rufinum dice:

Quam penes insani fremitus, animique prophanus
Error, et undantes spumis furialibus irae,
Non nisi quaesitum cognata caede cruorem
Illicitumque bibit patrius quem fuderat ensis,
Quem dederint fratres etc.

Ma acciocchè noi possiam vedere quello che alla presente intenzione è di bisogno, si vuol guardare ciò che sotto così mostruose favole sentissono i poeti; e primieramente quel che volessero dire, queste furie essere state figliuole d’Acheronte e della Notte: della qual cosa pare che questa possa essere la ragione. Pare che sia di necessità, che avendo noi separata la ragione, e seguendo l’appetito, che non avvegnendo le cose secondochè noi desideriamo, ne debba turbazion seguitare, la quale ha a torre da noi, e a rimuo-

  1. Il Codice dice, de Laudibus Stiliconis.