Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/289


SOPRA DANTE 285

e secondochè pare che tutti tengano, furono figliuole d’Acheronte fiume infernale, e della Notte: e che esse fossono figliuole d’Acheronte, il testimonia Teodonzio; e che esse fossero figliuole della Notte, appare per Virgilio, il quale così scrivendo il dimostra:

Dicuntur geminae pestes, cognomine Dirae,
Quas, et tartaream nox intempesta Megaeram
Uno eodemque tulit partu etc.

E secondochè essi vogliono, esse son deputate al servigio di Giove e di Plutone, siccome per Virgilio appare dove scrive:

Hae Jovis ad solium, saevique in limine regis
Apparent, acuuntque metum mortalibus aegris
Si quando lethum horrificum morbosque Deum Rex
Molitur, meritas, aut bello territat urbes etc.

E i loro nomi sono Aletto, Tesifone e Megera, come nel testo dimostra l’autore: e oltre a questi hanno altri più nomi, e massimamente in diversi luoghi, perciocchè chiamate sono cani infernali, siccome per i versi di Lucano si comprende, quando dice:

— — — — Jam vos ego nomine vero
Eliciam, stygiasque canes in luce superna
Destituam etc.

Sono oltre a questo appo noi chiamate furie dallo effetto loro, siccome per Virgilio appare, dove dice:

Huic Dea coeruleis unum de crinibus anguem
Conjicit, inque sinum praecordia ad intima subdit:
Quo furibunda domum monstro permisceat omnem.