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282 COMENTO DEL BOCCACCI

porta della città aperta, e come dentro seguendo la ragione v’entrasse disegna, e quale spezie di peccatori, entratovi, primieramente in doloroso tormento trovasse. E perciocchè a lui medesimo par sotto molto artificioso velame aver queste cose nascose, come nel testo appare, rende solleciti coloro i quali hanno sani gl’intelletti, a dovere agutamente riguardare ciò che esso ha riposto sotto i versi suoi.

È adunque primieramente da vedere quello che esso abbia voluto che s’intenda per la citta di Dite; il che se perspicacemente riguarderemo, assai ben potrem comprendere, lui voler sentire questa citta niuna altra cosa significare, che il luogo dell’inferno nel quale si puniscono gli ostinati; e ciò dimostra in due cose, delle quali descrive questo luogo essere circondato, cioè dalla palude di Stige, della quale dice i fossi di questa città essere pieni, e impedire ogni entrata, fuori che quella alla quale Flegias demonio con la sua nave producesse altrui: e appresso essa città aver le mura di ferro, le quali non si posson leggiermente rompere o spezzare. Per le quali due cose sono da intendere due singolari proprietà degli spiriti maladetti che in esso luogo tormentati sono, o vogliam dire delle anime ostinate le quali in quello luogo in diversi supplicii punite sono; ed è la prima tristizia significata per Stige, perciocchè la tristizia si può dire essere la prima radice della ostinazione, siccome appresso apparirà: la seconda è la inflessibile fermezza del malvagio proponimento, nel quale senza mutarsi consiste l’ostinato: e questa è significata per le mura del ferro, la cui durezza è