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SOPRA DANTE 253

cioè cerchio,

Che sol per pena ha la speranza cionca?

Pon qui l’autore il contenente per la cosa contenuta; perciocchè il cerchio non ha alcuna pena egli, ma quegli che in esso posti sono hanno quella pena la quale descrive al cerchio, cioè che essi, come in quella parte è stato detto, hanno per pena di desiderare senza speranza; e così hanno cionca, cioè mozza e separata da sè la speranza. Ed è questo cionca vocabolo lombardo, il quale appo noi non suona quello che appo loro, perciocchè noi diremo d’uno che molto bevesse, colui cionca. Questa quistion fec’io, a Virgilio, che detta è: e quei: di rado Incontra, cioè avviene, mi rispose, che di nui, i quali nel primo cerchio dimoriamo,

Faccia ’l cammino alcun pel quale io vado,

cioè discenda quinci giù.

Ver’è, ch’altra fiata quaggiù fui,

dove noi siamo, Congiurato, cioè per congiurazione sforzato, da quella Eriton cruda, cioè da quella femmina crudele così chiamata,

Che richiamava l’ombre a’ corpi sui,

per forza di suoi incantamenti. Di questa Erito scrive fiere e maravigliose cose Lucano nel sesto suo libro, dove dice:

Hos scelerum ritus, haec dirae carmina gentis,
Effera damnarat nimiae pietatis Erichtho,
Inque novos ritus pollutam duxerat artem,

Dove dice costei essere stata di Tessaglia, abitatrice di sepolcri, nè mai, se non o essendo il cielo turbato o di notte essere usa di uscire in pubblico; di-