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SOPRA DANTE 227

— — — — simul accipit alveo
Ingentem Æneam: gemuit sub pondero cymba
Sutilis, et multam accepit rimosa paludem etc.

poi segue l’autore:

Tosto che ’l duca ed io nel legno fui,

cioè nella barca: e usa qui l’autore il general nome delle navi per lo speziale, perciocchè generalmente ogni vasello da navicare è chiamato legno, quantunque non s’usi se non nelle gran navi, Segando se ne va, dice segando, in quanto come la sega divide il legname in due parti, così la nave, andando per l’acqua sospinta da’ remi o dal vento, par che seghi, cioè divida l’acqua, l’antica prora, antica la chiama, perciocchè per molti secoli ha fatto quello uficio; prora la chiama, ponendo la parte per lo tutto, perciocchè ogni nave ha tre parti principali, delle quali l’una si chiama prora, quantunque per volgare sia chiamata proda da’ navicanti, e questa è stretta e aguta, perciocchè è quella parte che va davanti che ha a fender l’acqua: l’altra parte si chiama poppa, e questa è quella parte che viene di dietro, e sopra la quale sta il nocchier della nave al governo de’ timoni, i quali in quella parte, l’uno dal lato destro e 1’altro dal sinistro son posti; per i quali, secondochè mossi sono, la nave va verso quella parte dove il nocchier vuole: la terza parte si chiama carena, e questa è il fondo della nave, il quale consiste tra la poppa e la proda. Seguita che questa antica proda, per lo disusato carico, sega, Dell’acqua, del palude, più che non suol con altrui, cioè con gli spiriti, i quali in essa sogliono esser portati da Flegias. Mentre noi