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220 COMENTO DEL BOCCACCI

avendo investigato e trovato che Dante era in quel tempi in Lunigiana con uno nobile uomo de’ Malespini, chiamato il marchese Moruello, il quale era uomo intendente, e in singularità suo amico, pensò di non mandargli a Dante, ma al marchese, che gliele manifestasse e mostrasse, e così fece, pregandolo che in quanto potesse, desse opera che Dante continuasse la impresa, e se potesse la finisse. Pervenuti adunque i sette canti predetti alle mani del marchese, ed essendogli maravigliosamente piaciuti, gli mostrò a Dante; e avendo avuto da lui che sua opera erano, il pregò gli piacesse di continuare l’impresa, al qual dicono che Dante rispose: io estimava veramente che questi, con altre mie cose e scritture assai, fossero nel tempo che rubata mi fu la casa perduti, e però del tutto n’avea l’animo e ’l pensier levato: ma poichè a Dio è piaciuto che perduti non sieno, ed hammegli rimandati innanzi, io adopererò ciò che io potrò di seguitare la bisogna, secondo la mia disposizione prima; e quinci rientrato nel pensiero antico, e reassumendo la intralasciata opera, disse in questo principio del canto ottavo, Io dico seguitando, alle cose lungamente intralasciate. Ora questa istoria medesima puntualmente, quasi senza alcuna cosa mutarne, mi raccontò già un ser Dino Perini, nostro cittadino e intendente uomo, e secondochè esso diceva, stato quanto più esser potesse familiare e amico di Dante; ma in tanto muta il fatto, che esso diceva, non Andrea Leoni, ma esso medesimo essere stato colui, il quale la donna avea mandato a’ forzieri per le scritture, e che avea trovati questi sette canti, e porta-