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18 COMENTO DEL BOCCACCI

ne’ tempi tempestosi, e però dice: come fa ’l mar per tempesta,

Se da contrarii venti è combattuto,

cioè infestato: il che assai volte addiviene, che la contrarietà de’ venti, che alcuna volta spirano, son cagione delle tempeste del mare. E chiamasi questo romore del mare impropriamente mugghiare; perciocchè da sè non ha proprio vocabolo, è preso un vocabolo a discriver quel romore che più verisimilmeute gli si confaccia, e questo è il mugghiare, il quale è proprio de’ buoi. Ma perciocchè è un suono confuso e orribile, par che assai convenientemente s’adatti al romor del mare. La bufera infernal. Bufera, se io ho ben compreso nell’usitato parlar delle genti, è uno vento impetuoso forte il qual percuote, e rompe e abbatte ciò che dinanzi gli si para; e questo, se io comprendo bene, chiama Aristotile nella Metaura enephias, il quale è causato da esalazioni calde e secche, levantesi della terra e saglienti in alto: le quali come tutte insieme pervengono in aere ad alcuna nuvola, cacciate indietro dalla frigidità della fredda nuvola con impeto, divengon vento, non solamente impetuoso, ma eziandio valido e potente di tanta forza, che per quella parte dove discorre egli abbatte case, egli divelle e schianta alberi, egli percuote e uccide uomini e animali. È il vero che questo non è universale, nè dura molto, anzi vicino al luogo dove è creato a guisa di una striscia discorre, e quanto più dal suo principio si dilunga più divien debole, infino a tanto che infra