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210 COMENTO DEL BOCCACCI

mente non lasciar mai l’ira presa, ma quella convertita in odio mai non dimettere, senza aver presa vendetta dell’offesa la quale gli pare aver ricevuta, e ciò procedere da complession malinconica, cioè terrea, si può intender per la nerezza del pantano, in quanto la terra di sua natura è nera, e la interpelrazìon del nome della malinconia si dice da melan, graece, il quale in latino suona nero. E questi cotali malinconici son sempre nell’aspetto chiusi, bulbi e oscuri, perchè assai paion conformarsi al colore del palude: o vogliam dire queste tre proprietà, le quali l’autor descrive esser di questa palude, dover significare tre proprietà degl’iracundi, cioè per la nerezza, la tristizia, per la nebula, la caligine dell’ignoranza, la quale l’ira para dinanzi agli occhi dell’intelletto, e così non può, offuscato, vedere quello che sia da fare, e per lo caldo, il furor dell’iracundo nel quale s’accende per lo loto, nel quale sono imbrodolati e brutti tutti, possiamo intendere la sozza e fetida macula, la quale l’ira mette nelle menti di qualunque da essa vincere si lascia, e ancora per gli effetti di quella, i quali macolano e bruttano ogni onesta fama.

Resta a vedere del vizio opposito all’iracundia, il quale in questa medesima palude di Stige si punisce con gl’iracundi, cioè l’accidia. Alla quale rimuovere delle menti umane, assai cose ne sono dalla natura delle cose mostrate, oltre agli ammaestramenti datine dalla filosofia e dagli uomini virtuosi: ma se ogni altra cosa dinanzi dagli occhi del nostro intelletto e de’ corporali levata ne fosse, assai forza dovrebbe